Nel 2024 la crescita economica globale (+3,3%) è stata sostenuta da un dinamismo superiore alle attese in Cina e da una performance ancora robusta negli Stati Uniti. Per il 2025 e 2026, invece, ci si attende una decelerazione per l’economia mondiale, cui seguirebbe una sostanziale stabilizzazione nell’anno successivo (+2,9% nel 2025 e +3,0% nel 2026).
Al di là del contesto internazionale, quel che è certo è che non siamo in una fase espansiva e, quindi, lo strumento del concordato preventivo che, a livello generale, prevede un aumento del reddito più o meno contenuto potrebbe interessare poco.
Tuttavia, in virtù della situazione specifica di ciascun contribuente ci possono essere eccezioni e “il patto col fisco” potrebbe anche rappresentare un’opportunità.
Passando al contesto della pianificazione fiscale, secondo una statistica interna, elenchiamo quali sono state le cause (dalla più frequente alla meno frequente) che, nella passata edizione, hanno reso poco attraente l’adesione alla proposta concordataria:
- proposta di reddito per il 2024 e 2025 troppo elevata rispetto alla situazione reale stimata per il 2024 (e incerta per il 2025);
- proposta di reddito (2024-2025) potenzialmente interessante per studi in crescita ma sulla base di redditi comunque rilevanti che risultano impegnativi da confermare. In sostanza, studi con elevati redditi “non se la sono sentita” di impegnarsi per due anni su redditi di diverse centinaia di migliaia di euro di reddito, preoccupati da eventuali imprevisti, soprattutto legati alla sfera della salute personale del o dei titolari che, per quanto non auspicati, possono sempre capitare;
- difficoltà a prevedere il futuro economico del biennio, almeno in modo sufficientemente rassicurante;
- verificarsi di una o più delle numerose cause di disapplicazione;
- situazione di cambiamento in atto della struttura giuridica di conduzione dello studio (con conseguente verificarsi di una causa di esclusione del concordato).
Questa situazione ha riguardato il concordato biennale 2024-2025, mentre nella fase attuale i contribuenti saranno/sono stati chiamati a decidere sul nuovo concordato preventivo biennale 2025-2026 (oggetto del nostro articolo nel precedente numero), in un contesto normativo analogo, ma con alcune rilevanti differenze tecniche, elencate di seguito, che riducono ancora di più l’appeal del concordato preventivo biennale (d’ora in poi CPB).
- Prima su tutte, è stato inserito un comprensibile obbligo a effettuare il CPB per tutte le posizioni connesse al professionista, ad esempio la posizione individuale e quella societaria (STP o SRL o altre forme poco cambia) o quella dell’eventuale studio associato.
- Seconda situazione, che rende poco attraente questa seconda edizione di CPB, è che chi ha aderito a quello 2024-2025, anche qui comprensibilmente, non può aderire a quello 2025-2026 (in quanto un anno è in sovrapposizione).
- Terza specifica che ridurrà l’adesione è l’esclusione di chi applica il regime forfettario al nuovo CPB. Questi soggetti, quindi, non potranno aderirvi nemmeno per un anno (come invece è stato possibile in passato).
- In ultimo, sono state inoltre introdotte limitazioni ai vantaggi dell’imposta sostitutiva sull’incremento concordato (limite fino a 85.000 euro di incremento concordato) oltre il quale non si applica più la sostitutiva (del 10%, 12% o 15%) ma l’aliquota ordinaria.
Ancora più impattante infine è la circostanza “psicologica” per cui, se non si era convinti all’adesione nel 2024, magari perché non ci si voleva impegnare per due anni su redditi alti, raramente le condizioni sono variate a favore di una migliore predicibilità sul futuro.
È probabile quindi che, salvo i casi di chi aveva appena iniziato l’attività nel 2023 (o appena variato la propria conformazione giuridica per esercitare l’attività odontoiatrica) e non poteva quindi aderire alla prima edizione del CPB, vi saranno minori adesioni al CPB 2025-2026.
Ad ogni modo, in un contesto previsionale per il 2025-2026 che varia da caso a caso, gli oculisti che non abbiano già optato per il CPB 2024-2025 (perché nel tal caso sarebbero esclusi dal CPB 2025-2026) dovranno districarsi per scegliere se considerare o meno l’opzione del nuovo concordato preventivo biennale.
Il medico oculista, come ogni anno a causa “dell’effetto leva” generato non solo dal saldo d’imposta ma dal meccanismo degli acconti, non deve però sottovalutare che un eventuale aumento del reddito dell’anno 2025 rispetto al 2024 potrebbe avere effetti finanziari importanti in termini di esborso di imposte, potenziati appunto dal meccanismo degli acconti. Tale alert è tanto più vero quanto più è alta l’aliquota d’imposta che, per le persone fisiche e gli studi associati, è giusto ricordarlo, è del 43% (più le addizionali comunale e regionale) per un reddito che supera i € 50.000. Questo effetto leva sugli acconti di imposta, ovviamente, non vale per chi ha in passato aderito al CPB 2024-2025, in quanto in tal caso ha già “fissato” il reddito. Ma attenzione parliamo solo di reddito fiscale e non di ENPAM!






