Riassunto
Per una corretta classificazione del tipo di occhio secco da curare, risulta fondamentale eseguire una diagnosi precisa e mirata. La diagnostica high-tech aiuta i medici a fare una diagnosi precisa e veloce di occhio secco. Il presente articolo costituisce un approfondimento sulla diagnostica high-tech della DED.
L'occhio secco è una malattia multifattoriale e sintomatica caratterizzata da una perdita dell’omeostasi del film lacrimale e/o della superficie oculare in cui l’instabilità e l’iperosmolarità del film lacrimale, l’infiammazione e il danno della superficie oculare e le anomalie neurosensoriali sono fattori eziologici” (TFOS 2024).
Per una corretta classificazione del tipo di occhio secco da curare, risulta fondamentale eseguire una diagnosi precisa e mirata.
La diagnostica high-tech aiuta i medici a fare una diagnosi precisa e veloce di occhio secco.
L’occhio secco si classifica in forma iper-evaporativa, in forma iposecretiva e in forma mista; tuttavia, la diagnostica high-tech risulta fondamentale anche nell’identificare il dolore oculare neuropatico.
Esistono topografi corneali di ultima generazione che presentano software dedicati alla diagnosi dell’occhio secco e tra questi sicuramente uno degli strumenti più utili è il Keratograph M5 (1).
Il Keratograph M5, così come altri strumenti diagnostici (quali il Tear Check e il C.diag), consente di sottoporre i pazienti a questionari di valutazione della sintomatologia dell’occhio secco tipo l’OSDI (ocular surface disease index) (tab. 1).

Nel caso del C.diag si possono sottoporre i pazienti ad altri questionari quali il DEQ-5 e lo SPEED.
Questi nuovi strumenti sono in grado di misurare il tempo di rottura del film lacrimale senza l’utilizzo di coloranti quali la fluoresceina (N.I.B.U.T.).
Il N.I.B.U.T. è il tempo di rottura del film lacrimale e i suoi valori di normalità sono superiori ai 10 secondi (laddove i valori patologici sono inferiori ai 5 secondi), mentre valori borderline sono compresi tra i 5 e i 10 secondi.
Il Keratograph M5 e il C.diag misurano il N.I.B.U.T. attraverso delle linee circolari concentriche, mentre il Tear Check sfrutta una maschera di linee orizzontali (2) (fig. 1, 2).


Il Tear Check è in grado, inoltre, di valutare la stabilità del film lacrimale (TFSE), che è espressione di micro-deformazioni del film lacrimale.
Si è visto che i pazienti con secchezza oculare da deficit dello strato lipidico presentano una maggiore deformità del film lacrimale e questa aumenta all’aumentare del deficit lipidico.
Allo stesso tempo, l’evoluzione della frequenza e dell’intensità di queste micro-deformazioni si osserva tutto il periodo di imaging; si ottengono così quattro gruppi di classificazione (fig. 3).





La diagnostica high tech dell’occhio secco consente, inoltre, di misurare l’altezza del menisco lacrimale (THM) che dev’essere superiore ai 0,2 mm di altezza. Valori inferiori ai 0,2 mm sono patologici e compatibili con una secchezza oculare iposecretiva.
Nel caso del Keratograph M5 la misurazione viene eseguita dall’operatore, mentre nell’utilizzo del C.diag la misurazione è automatica; nel caso del Tear Check la misurazione è sempre automatica ma previa somministrazione di una goccia di fluoresceina 2 minuti prima della misurazione (3) (fig. 4-7).




Il Keratograph M5 è in grado di valutare la viscosità del film lacrimale attraverso la misurazione della dinamica del film lacrimale e l’interferometria del film lacrimale, ovvero la misurazione dello spessore del film lacrimale in modo soggettivo (fig. 8).



Il C.diag, e ancora prima il Lipiview, come strumenti diagnostici high-tech dell’occhio secco, sono in grado di eseguire l’interferometria oggettiva, determinando un valore numerico dello spessore dello strato lipidico del film lacrimale (4).
I valori di normalità sono tra i 75 e i 100 nm, mentre valori patologici sono inferiori ai 50 nm; infine, valori borderline sono compresi tra i 50 e i 75 nm.
Il C.diag è inoltre in grado di valutare anche il pattern lipidico, che è molto utile per valutare la qualità dei lipidi nel film lacrimale e una possibile iniziale disfunzione delle ghiandole di Meibomio.
Tutti questi strumenti sono in grado di valutare l’anatomia e la morfologia delle ghiandole di Meibomio eseguendo una meibografia, sia delle ghiandole della palpebra superiore che inferiore (nel caso della palpebra superiore bisogna eseguire un’eversione della palpebra superiore) (5) (fig. 9).

Il C.diag e il Lipiview sono in grado, altresì, di eseguire un’esame funzionale delle ghiandole di Meibomio della palpebra inferiore mediante l’uso di un’evertitore a retroilluminazione. Quest’esame è in grado di valutare la presenza di telengectasie e se le ghiandole sono piene di mebo (fig. 10, 11).


Esiste uno strumento che è in grado di eseguire tutti questi esami: Idra.
Molti di questi strumenti come Keratograph, Idra e Tear Check sono in grado di misurare l’iperemia congiuntivale, che può essere espressione di un’infiammazione oculare (6) (fig. 12, 13).



È disponibile un nuovo dispositivo elettromedicale denominato piattaforma i-ImmunoDx in grado di titolare le Ig-E, le metalloproteinasi 9 (MMP-9) e la LTA (linfotossina Alfa) presenti nel film lacrimale mediante prelievo lacrimale per capillarità. Sono sufficienti pochi micron di lacrime per ottenere risultati con un’alta sensibilità. Valori di IgE lacrimali superiori ai 22.08 IU/mL sono significativi di un’allergia oculare. Valori di MMP-9 lacrimali superiori ai 38 ng/mL sono significativi di un’infiammazione oculare. Nel caso della LTA lacrimale abbiamo un valore di normalità tra lo 0.66 ng/mL e lo 2.5 ng/mL; valori inferiori ai 0.66 ng/mL sono espressione di un difetto dello strato mucinico del film lacrimale e delle cellule globet, mentre valori superiori ai 2.5 ng/mL sono espressione di un’iperattività delle cellule T. Questi esami sono importanti per poter scegliere la giusta terapia e/o trattamento e valutare il follow-up nel tempo. Nel caso di IgE elevate bisogna intraprendere una terapia antistaminica e/o corticosteroidea, mentre in caso di MMP-9 elevati potrebbe essere utile iniziare un trattamento con la luce pulsata. Infine, LTA elevati suggeriscono di ricorrere a una terapia topica a base di ciclosporina (fig. 14). Un nuovo strumento per la diagnosi ma soprattutto per la terapia e il trattamento dei pazienti affetti da secchezza oculare cronica è l’estesiometro non a contatto della Brill. Si tratta di uno strumento che misura la sensibilità corneale mediante un getto d’aria. Il livello 1 corrisponde a una sospetta ipersensibilità corneale, il livello 2 e 3 a una sensibilità corneale normale, il livello 4 a una sospetta iposensibilità corneale; infine, il livello 5 corrisponde a una iposensibilità corneale severa. Un altro esame diagnostico high-tech importante per la diagnosi di occhio secco è l’osmolarità lacrimale, un parametro che misura la concentrazione di soluti (come sali e proteine) nelle lacrime. Valori alterati dell’osmolarità lacrimale sono spesso associati alla sindrome dell’occhio secco. Valori normali sono compresi tra 275 e 300 mOsm/L, mentre valori superiori ai 308 mOsm/L sono indicativi di occhio secco. L’osmolarità lacrimale viene misurata con strumenti specifici, come il TearLab Osmolarity System o il Trukera che analizza un piccolo campione di lacrime.

L’autore dichiara l’assenza di conflitti di interesse.
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