Troxerutina: un nuovo potenziale approccio nutraceutico per le retinopatie essudative

La nutraceutica, intesa come lo studio delle proprietà di alcune sostanze naturali di agire in senso terapeutico e di modificare la storia naturale delle malattie, e nello specifico dei disordini che affliggono l’occhio, sta prendendo sempre più piede.

Basti pensare alla ormai famosa formula AREDS (Age-Related Eye Disease Study) e alla sua più recente evoluzione, la AREDS2, che rappresentano ad oggi un valido aiuto contro la maculopatia legata all’età di tipo essudativo, nonché l’unico trattamento a disposizione per la forma di tipo secco/atrofico. Tali formulazioni sono state associate a riduzioni significative della probabilità di passaggio da forme moderate a forme severe di maculopatia legata all’età, oltre che ad un rallentamento della progressione della patologia.

Nel complesso scenario della nutraceutica, in cui sempre più sostanze stanno prendendo piede, la troxerutina si è recentemente affermata come una promettente molecola per la gestione delle malattie della retina.

La troxerutina appartiene alla classe di composti fitochimici naturali noti come flavonoidi, largamente presenti in alimenti comuni come frutta e verdura. Nota come vitamina P4, è un derivato sintetico della rutina, ottenuto al fine di offrire una molecola più facilmente assorbibile a livello gastro-intestinale, più facilmente smaltibile attraverso il metabolismo epatico, nonché più tollerabile e sicura, anche quando assunta ad alte dosi. La troxerutina possiede capacità pleiotropiche, ovvero agisce contemporaneamente su più sistemi e pathways metabolici cellulari, esercitando azioni antiinfiammatorie, vasoprotettive, neuroprotettive, antiossidanti ed immunomodulatrici. Questa molecola è in grado di inibire la fosfolipasi A2, rilasciata a seguito di un danno ipossico, ostacolando così il rilascio di citochine pro-infiammatorie ed il reclutamento di cellule immunitarie.

La troxerutina svolge un ruolo protettivo nei confronti delle cellule, promuovendo i meccanismi scavengers delle specie reattive dell’ossigeno ed ostacolando i meccanismi che portano alla morte cellulare programmata (apoptosi). L’attività antiinfiammatoria ed immunomodulante della troxerutina si esplica in vari modi, andando ad inibire citochine e chemochine fondamentali per la cascata infiammatoria, come TNFα, NF-κB, MAPK IL-6, e modulando l’attività del complesso proteico noto come “inflammasoma”. Svolge inoltre un ruolo regolatorio molto importante per quanto riguarda il metabolismo glucidico e lipidico, e promuove il rilascio di fattori di crescita ad azione vasoprotettiva e neuroprotettiva.

Anche se il livello di evidenze non è ancora così elevato, ci sono dati incoraggianti relativi all’impiego della troxerutina nell’ambito delle malattie della retina. Infiammazione ed alterazioni microneuropatiche e microangiopatiche sono caratteristiche della retinopatia diabetica, per la quale modelli sperimentali hanno dimostrato un ruolo modulatorio della troxerutina nei confronti del rilascio di VEGF e di elementi della cascata infiammatoria.

L’azione vasoprotettiva della troxerutina ha trovato riscontro anche in un piccolo trial clinico dedicato alla supplementazione in pazienti affetti da occlusione venosa retinica. Simili mediatori sono rilasciati anche nell’ambito della degenerazione maculare legata all’età, rendendo così la troxerutina un potenziale nutraceutico da testare anche in tale ambito. Come per qualsiasi approccio nutraceutico, anche per quanto riguarda la troxerutina è importante sottolineare l’importanza dell’aderenza alla terapia.

I nutraceutici hanno un senso se assunti per un periodo di tempo prolungato. Vari studi hanno dimostrato che l’aderenza alla terapia cala al progredire dell’età dei pazienti ed alla cronicizzazione della loro patologia. È quindi necessario verificare e garantire la giusta motivazione del paziente a gestire la patologia retinica della quale è affetto, al fine di ottimizzare il successo terapeutico e di preservare qualità della vista ed autonomia.

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