Bruno Lumbroso

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Bruno Lumbroso

Specialista in imaging oculare, particolarmente OCT e angiografia OCT. Organizzatore di aggioramenti in oculista

Professor Lumbroso, vuole raccontare ai lettori della rivista gli step principali della sua formazione professionale?

Ho eseguito i miei primi studi alla Facoltà di Medicina di Parigi, ottenendo la laurea francese in Medicina. Mi sono poi trasferito in Italia dove ho frequentato la Clinica Oculistica di Roma, diretta dal Prof. Bietti, dove ho conseguito una seconda laurea in Medicina dedicandomi contemporaneamente alla specializzazione in Oculistica. Il Prof. Bietti mi inviò presso la Clinica Oculistica dell’Università di California diretta dal Prof. Michael Hogan che frequentai per un anno e mezzo in qualità di Clinical Fellow. Un’utile e interessante parte della mia formazione si è svolta anche in periodi di volontariato negli Ospedali di Africa e Brasile.

Lei ha avuto un rapporto di amicizia col professor Coscas dai primi anni della scuola in poi. Cosa ricorda degli anni in Tunisia e poi di quelli a Parigi? La vostra amicizia ha condizionato le vostre scelte professionali?

Ho studiato al Liceo francese di Tunisi fino alla maturità nello stesso periodo di Gabriel Coscas che però, essendo un anno più avanti, incontravo soltanto casualmente. La nostra amicizia si sviluppò durante gli studi eseguiti alla Facoltà di Medicina dell’Università di Parigi, dove Gabriel aveva già il titolo di “Resident” in Oftalmologia, mentre io ero ancora studente.
Gli anni trascorsi in Tunisia, che in quel periodo era un protettorato francese, mi riportano a una fase della mia vita costellata di amicizie e buone collaborazioni fra tutte le razze e religioni, senza attriti e discriminazioni. Da allora nutro nei confronti del popolo tunisino, popolo intelligente, colto e accogliente, un senso di rispetto ed amicizia.
Degli studi effettuati a Parigi ricordo la serietà e l’applicazione necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo nel migliore dei modi ed anche la frequentazione di un anno di neuro oftalmologia all’Ospedale della Salpetriere, impegno che è stato molto proficuo durante tutta la mia carriera.

Come nasce l’interesse per le malattie della retina e quanto, in questa passione, ha influito il rapporto con il professor Brancato?

La retina ha sempre destato in me grande interesse, ma l’incontro con Rosario Brancato, che ho conosciuto quando nel sottoscala dell’Università di Firenze portava avanti i primi studi in Italia sulla fluorangiografia e sul trattamento laser, ha contribuito ad aumentare l’attrattiva per quella che rappresentava i primi passi verso una metodica che negli anni successivi si sarebbe sviluppata in maniera sempre più ampia. Sono cominciate così un’amicizia e una collaborazione con gli amici Rosario e Gabriel che si sono andate consolidando negli anni e che hanno dato vita all’organizzazione di corsi, congressi e riunioni che continuano ad avere vita felice da ormai 40 anni.

Dal ’73 al ’99 è stato primario dell’Ospedale Oftalmico di Roma. Cosa ricorda di quell’esperienza?

Ho cominciato la mia carriera all’Ospedale Oftalmico di Roma come semplice assistente del Prof. Epimaco Leonardo. Dopo due anni diventavo aiuto di Filippo Leonardi e, dopo questa esperienza, aiuto dirigente nel reparto di Pronto Soccorso e Urgenze Oculistiche. Il periodo che dedicai alla chirurgia d’urgenza fu umanamente costruttivo e proficuo per la mia carriera. Contemporaneamente alla chirurgia d’urgenza, durante quegli anni, mi dedicai allo sviluppo delle tecniche fluorangiografiche e del trattamento laser presso l’ospedale. All’epoca Rosario Brancato ed io eravamo pionieri in questo campo. Nel 1976 cominciai ad organizzare i primi corsi nazionali con la collaborazione fraterna di Gabriel Coscas e Rosario Brancato. In seguito diventai Primario di Divisione e nel ’96 Direttore Scientifico dell’Ospedale Oftalmico.

Lei è stato tra i primi in Italia ad utilizzare il laser e le nuove terapie per le maculopatie. Cosa pensa degli sviluppi tecnologici, in particolare dell’OCT e dell’Angio-OCT?

Anche in questo caso penso con riconoscenza a Brancato e Coscas, gli amici che mi hanno prima insegnato ad utilizzare la fluorangiografia e poi istruito sull’uso dei primi laser, fino al momento in cui ci siamo dedicati insieme allo sviluppo dell’angiografia al verde di indocianina, al laser Yag, al laser a coloranti, ai primi OCT Time Domain e all’OCT Spectral Domain. Dodici anni fa ho dato l’impulso allo studio dell’OCT “en face”, che pochissimi riconoscevano come strumento valido. L’OCT “en face” è diventato invece la base indispensabile dell’Angiografia OCT e pertanto, da pioniere, ho potuto sviluppare le applicazioni cliniche appena i primi strumenti sperimentali hanno fatto la loro comparsa. Ritengo che l’Angiografia OCT rappresenti l’inizio di una nuova era nella diagnostica per immagini in oculistica.
L’Angiografia OCT rivestirà sempre maggiore importanza fino a diventare lo strumento più utilizzato in oculistica in sinergia con la lampada a fessura, mentre Fag e ICG manterranno la loro importanza ma, nel futuro prossimo, saranno probabilmente di uso soltanto nei grandi centri universitari, in quelli privati e negli ospedali.

Lei è segretario generale della Società Mediterranea di Oftalmologia. Come nasce l’idea di un’associazione che riunisce gli oculisti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo?

La simpatia e l’affetto che nutro per la Tunisia mi hanno portato a voler conoscere meglio gli oculisti di Algeria, Marocco e Libia; ho voluto condividere con i miei amici italiani i contatti e le amicizie che ho sviluppato con quei Paesi e con l’aiuto di Mario Rosario Pannarale, Giuseppe Scuderi, Rosario Brancato in Italia, Gabriel Coscas in Francia, Taoufik Daghfous in Tunisia, Amar Ailem e Mohamed Nouri in Algeria, Leyla Atmaca in Turchia e David Ben Ezra in Israele, abbiamo creato la Société Méditerranéenne d’Ophtalmologie che si riunisce ogni due anni in uno di questi Paesi che si affacciano nel Mediterraneo e richiama in un congresso numerosi oculisti di diverse radici religiose, storiche e culturali e con sistemi sanitari molto diversi fra loro. I partecipanti si incontrano nell’intento di sviluppare l’amicizia fra i loro Paesi di provenienza e anche per uno scambio di informazioni professionali e nuove conoscenze. Purtroppo gli attuali sviluppi politici in quei territori sono foschi, ma si tenta comunque di mantenere l’amicizia e trasmetterla alle nuove generazioni di oculisti cercando di coinvolgerli nei congressi che organizziamo a Roma, poiché la conoscenza porta all’amicizia e l’amicizia alla pace fra i popoli.

Come vede il futuro della professione?

Il futuro dell’oculistica è la tecnologia. Lo sviluppo tecnologico che prevedo e che auspico per le nuove generazioni vedrà, secondo me, scambi sempre in continuo progredire fra scienze di base e applicazioni cliniche. Un passo importante, non lontano, sarà rappresentato dall’automatizzazione di un primo livello dell’interpretazione delle immagini e della diagnosi delle patologie.