Approcci terapeutici per limitare l’oftalmopatia tiroidea in pazienti con malattia di Graves

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La malattia di Graves (GD) è una forma di ipertiroidismo su base autoimmune che negli Stati Uniti d’America colpisce quasi l’1% delle donne, con un picco nella fascia d’età 40-60 anni. Circa la metà dei pazienti affetti da GD sviluppa oftalmopatia tiroidea (TAO), la più frequente manifestazione extratiroidea, una patologia a carico degli occhi caratterizzata da edema, infiammazione dei muscoli extraoculari e da un aumento del tessuto connettivo e adiposo dell’orbita.
La GD è causata dalla presenza nel flusso ematico degli anticorpi che stimolano il recettore del TSH presente sulle cellule della tiroide e quindi la produzione di ormoni tiroidei, e ciò determina la comparsa del gozzo (aumento diffuso del volume della tiroide).
La TAO è accompagnata da disturbi quali gonfiore periorbitale, diplopia, cheratopatia, esoftalmo. In rari casi, può verificarsi persino perdita della vista conseguente ad ulcere corneali o neurite ottica. I trattamenti disponibili, come ad esempio l’uso di corticosteroidi e immunomodulatori, non impediscono le conseguenze a lungo termine della TAO. L’obiettivo dell’indagine è stato quello di identificare i fattori di rischio associati allo sviluppo di TAO tra gli individui con nuova diagnosi di GD. I partecipanti allo studio di coorte longitudinale in questione sono stati 8404 cittadini americani maggiorenni. Di questi pazienti con GD, 740 (8,8%) hanno sviluppato TAO in media entro 374 giorni dalla diagnosi iniziale della patologia. Dopo tiroidectomia chirurgica, in combinazione o meno con la terapia medica, si è pervenuti ad una diminuzione del 74% di rischio di sviluppare TAO rispetto alla sola terapia con iodio radioattivo. L’uso di statine è risultato associato ad una diminuzione del rischio di insorgenza TAO pari al 40%, mentre nessuna correlazione significativa è stata rilevata tra l’uso di non-statine o inibitori della ciclossigenasi 2 e lo sviluppo della TAO. Ulteriori studi prospettici potrebbero apportare conferme maggiori in merito alle evidenze emerse, e cioè che una tiroidectomia, unitamente o meno ai farmaci, è associata a rischi sostanzialmente ridotti d’insorgenza di oftalmopatia tiroidea tra i pazienti che manifestano malattia di Graves. In tale direzione misure preventive volte a limitare il gravoso disturbo oculare associato alla GD potrebbero diventare di routine e migliorare sensibilmente la qualità della vita dei soggetti colpiti dalla patologia.

Fonte
JAMA Ophthalmology 2015
Risk Factors for Developing Thyroid-Associated Ophthalmopathy Among Individuals With Graves Disease
Joshua D. Stein, David Childers, Shivani Gupta, Nidhi Talwar, Bin Nan, Brian J. Lee, Terry J. Smith, Raymond Douglas.

Vincenzo Marra