Se l’occhio non piange

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l’occhio non piange

La sindrome dell’occhio secco è una patologia frequente nelle persone che hanno superato i 50 anni, con particolare incidenza nella popolazione anziana

La superficie della congiuntiva e la cornea sono ricoperte da un complesso fluido, detto “film lacrimale” costituito da un sottile strato esterno lipidico, da una componente acquosa (95% dello spessore) e da uno strato interno mucoso. Alla composizione di questo film lacrimale concorrono diverse componenti: la ghiandola lacrimale che è situata nella zona superiore esterna dell’orbita, le ghiandole sebacee di Meibomio, situate sul bordo palpebrale interno, e le ghiandole mucipare della congiuntiva; inoltre vi sono contenuti anche sali minerali, lisozima (enzima dotato di attività battericida), proteine e vitamine.
Le lacrime svolgono varie funzioni:

  • migliorano la prestazione ottica del bulbo oculare;
  • proteggono la superficie esposta dell’occhio rimuovendo materiali vari e microrganismi;
  • svolgono attività battericida;
  • hanno attività nutritiva e lubrificante.

La valutazione dell’integrità della lacrimazione, sia qualitativa che quantitativa, viene fatta con numerosi test, i più comuni e utilizzati sono:

  • la misurazione del tempo di rottura del film lacrimale o BUT (break up time) utilizzando il filtro blu della lampada a fessura e applicando fluoresceina sulla congiuntiva: la comparsa di
  • piccole aree di rottura del film lacrimale in un tempo breve (pochi secondi) sono indicative di alterazione della qualità delle lacrime;
  • il test di Schirmer tramite l’applicazione di piccole strisce di carta assorbente sull’angolo esterno delle palpebre: la misurazione dopo 5’ della parte bagnata dalle lacrime dà una valutazione quantitativa della secrezione lacrimale.

Sindrome dell’occhio secco

Si tratta di una patologia attualmente frequente nelle persone con più di 50 anni, con particolare incidenza nella popolazione anziana. Un’alterazione delle componenti sopraccitate dà luogo a una sintomatologia caratterizzata da una serie di disturbi che possono essere anche molto importanti che identificano una situazione patologica conosciuta come cheratocongiuntivite secca. Questi disturbi, che hanno un decorso cronico, oltre a determinare uno stato infiammatorio con occhio perennemente “rosso”, possono arrecare danni alla congiuntiva e soprattutto alla cornea con formazione di erosioni che da superficiali possono diventare vere e proprie ulcere che, nei casi estremi, possono danneggiare la vista. La sindrome dell’occhio secco riconosce parecchie cause che la determinano oltre alla considerazione generale che la lacrimazione diminuisce con l’avanzare dell’età:
problemi endocrini (menopausa, ipotiroidismo, uso di contraccettivi);
uso di particolari farmaci (antineoplastici e immunosoppressori, antiparkinson, betabloccanti, psicofarmaci, iodio);
patologie immunitarie (come la Sindrome di Sjogren).

Trattamento dell’occhio secco

Nella pratica oculistica la sindrome dell’occhio secco è certamente una delle patologie più difficili da trattare: ci troviamo di fronte a una situazione cronica con cause di diversa natura sia generali che oftalmiche. È importante prima di intraprendere qualsiasi terapia, cercare di eliminare i fattori ambientali e meccanici: chi soffre di questo problema deve evitare ambienti polverosi e secchi, non utilizzare aria condizionata (usare umidificatori!), non indossare lenti a contatto, limitare l’uso di videoterminali.
La terapia farmacologica dell’occhio secco è centrata sull’uso dei sostituti lacrimali (lacrime artificiali): a tutt’oggi non esiste ancora un prodotto ideale che guarisca la sindrome dell’occhio secco, in quanto le caratteristiche del film lacrimale sono talmente complesse per cui le lacrime artificiali restano strettamente artificiali.
I numerosi colliri, anche monodose, e i gel attualmente in commercio utilizzati con lo scopo di “umidificare” l’occhio sono sostanze contenenti acqua e polimeri che hanno la funzione di disperderla in maniera uniforme e di trattenerla sulla superficie oculare. I più comuni sono i derivati della cellulosa (metil e idrossimetil cellulosa) e i preparati a base di povidone. Di più recente introduzione sono i derivati dell’acido ialuronico che sfruttano la loro buona viscosità. Anche i sostituti lacrimali contenenti lipidi danno beneficio.
L’uso di colliri corticosteroidi trova consenso nel ridurre lo stato infiammatorio concomitante in questa patologia ovviamente combinato con sostituti lacrimali, fatta salva la raccomandazione di valutare le complicazioni dell’uso prolungato di steroidi topici. Anche l’utilizzo, peraltro difficoltoso della ciclosporina A in collirio aiuta a ridurre lo stato infiammatorio.

Giorgio Pretto

Sintomi della cheratocongiuntivite secca

  • Sensazione di corpo estraneo
  • Bruciore
  • Senso di ruvidezza oculare
  • Sensazione di “punture”
  • Desiderio di tenere gli occhi chiusi
  • Appannamento visivo intermittente che migliora con l’ammiccamento frequente
  • Dolore
  • Difficoltà di ammiccamento
  • Prurito

Sindrome di Sjogren

È una patologia immunitaria caratterizzata dalla compromissione generalizzata delle ghiandole esocrine (lacrimali e salivari in particolare) con condizione di secchezza a carico di occhio, bocca, faringe. Questa sindrome è spesso associata a linfomi e a patologie del connettivo come artrite reumatoide, lupus, sclerodermia, dermatomiosite, ma anche cirrosi epatica, epatite cronica attiva, dermatite seborroica, rosacea.