Spesa farmaceutica in Italia: i dati relativi agli organi di senso

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Il recente Rapporto nazionale “L’uso dei farmaci in Italia” relativo al 2015, redatto dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) e presentato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), consente di delineare un quadro complessivo e dettagliato a proposito della spesa farmaceutica nel nostro Paese. I dati che emergono sono numerosi. Nel 2015 ogni cittadino ha assunto in media poco più di 1,8 dosi di farmaci al giorno. La spesa farmaceutica nazionale totale è stata pari a 28,9 miliardi di euro, di cui il 76,3% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. Il costo complessivo sostenuto da parte delle strutture sanitarie pubbliche per l’acquisto di farmaci si è attestato intorno agli 11,2 miliardi di euro registrando un incremento del +24,5% rispetto al 2014.
“La spesa farmaceutica nazionale nel 2015 ha fatto registrare un balzo in avanti molto significativo del +8,6% rispetto all’anno precedente - ha affermato il direttore generale dell’AIFA, Luca Pani. Si tratta di numeri importanti che testimoniano in modo abbastanza chiaro cosa sta succedendo nel mercato del farmaco e non soltanto nel nostro Paese. Il tema dominante a livello internazionale in ambito regolatorio è come conciliare accesso ai nuovi farmaci, sostenibilità e mantenimento degli standard di qualità e di sicurezza”.
“Da qui al 2020 - ha proseguito Pani - arriveranno globalmente sul mercato 225 nuovi principi attivi, confermando il trend di crescita del settore degli ultimi 20 anni, nonostante il recente cambio di paradigma. Il consumo di farmaci continuerà ad aumentare e l’Europa si confermerà uno dei più grandi mercati farmaceutici al mondo. Più della metà della spesa per farmaci nel 2020 sarà per molecole “original brands” e sarà concentrata nelle aree delle malattie “non trasmissibili”, infettive, oncologiche e metaboliche. Saranno terapie mirate a target specifici e a popolazioni di pazienti sempre più definite”.
“Il Database OsMed-AIFA è un patrimonio del SSN - ha concluso il direttore generale. Dobbiamo rinforzarne gli aspetti regolatori, sapendo in anticipo cosa ci aspetta, tramite valutazioni scientifiche dei risultati, valutando sicurezza ed efficacia dei farmaci nel loro uso reale, facilitando la competizione e le pratiche cliniche virtuose. Comprendiamo la necessità dei ritorni sugli investimenti, ma dobbiamo affiancare tutti gli stakeholder per dimostrare come un’innovazione non sostenibile presto non sarà neppure innovazione”.

Farmaci per patologie degli organi di senso

Nel 2015 la spesa per i farmaci appartenenti alla categoria degli organi di senso si colloca all’undicesimo posto in termini di spesa farmaceutica complessiva, con 656 milioni di euro, e al nono posto in termini di consumi. Se si considera la distribuzione della spesa in funzione della diversa modalità di erogazione, il 46,3% coincide con la spesa privata sostenuta direttamente dal paziente (304 milioni di euro), il 34,8% è a carico del SSN in regime di assistenza convenzionale (228 milioni di euro) ed il residuale 18,9% è la spesa sostenuta dalle strutture sanitarie pubbliche (124 milioni di euro). La spesa pro capite totale per farmaci appartenenti alla categoria degli organi di senso è pari a 10,8 euro. In termini di spesa e di consumi erogati a carico del SSN, la spesa per questa categoria di farmaci è pari a 353 milioni di euro, in crescita del +6,1% rispetto all’anno precedente, parallelamente ad una lieve riduzione dei consumi del -0,6%, in linea con il trend costruito sulla base dei consumi degli ultimi 3 anni. Per i medicinali dispensati attraverso le farmacie territoriali, nel confronto con i Paesi europei, si evidenzia che l’Italia è quello con la più alta incidenza della spesa pubblica e privata per farmaci per la cura di disturbi legati agli organi di senso (esclusa la quota di spesa erogata in ambito ospedaliero) dopo la Francia. L’analisi del profilo di farmacoutilizzazione per fascia d’età e sesso conferma un utilizzo marginale di questi farmaci fino all’età di 55 anni, per raggiungere una prevalenza d’uso del 7,4% dopo i 74 anni. Parallelamente, anche la spesa pro capite sostenuta dal SSN aumenta con l’età dei pazienti, fino a raggiungere il livello massimo di 12,9 euro pro capite nella fascia d’età con più di 74 anni, con una leggera prevalenza di spesa per gli uomini. Per l’assistenza convenzionata, la spesa per medicinali degli organi di senso conferma un incremento del +2,5% rispetto al 2014 e tale risultato deriva dalla combinazione di una lieve crescita delle quantità consumate (+0,2%) e di una lieve riduzione dei prezzi (-0,2%), parallelamente ad un effetto mix negativo. Per quanto riguarda, invece, l’analisi dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, i dati evidenziano una crescita della spesa rispetto al 2014 (+13,3%) e una riduzione dei consumi (-7,6%). La categoria terapeutica a maggiore incidenza sulla spesa farmaceutica convenzionata è rappresentata dai beta-bloccanti, nell’ambito dei quali il timololo in associazione è il principio attivo più utilizzato e anche l’unico tra i farmaci per gli organi di senso ad essere incluso tra i primi 30 a maggiore impatto sulla spesa farmaceutica convenzionata. Invece, sul versante delle strutture sanitarie pubbliche, oltre l’80% della spesa di questa categoria di medicinali è attribuibile alle sostanze di antineovascolarizzazione, ossia ai farmaci per il trattamento della degenerazione maculare senile, il cui consumo continua a registrare un aumento (+16,5%). Tra gli antineovascolarizzanti, il ranibizumab è il principio attivo con l’incidenza maggiore sugli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche ed anche l’unico tra i farmaci per gli organi di senso ad essere incluso tra i primi 30 a maggior incidenza sulla spesa dei medicinali consumati in ambito ospedaliero, con 46,5 milioni di euro.

VM