“The day after Coronavirus” in pratica oculistica

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coronavirus in pratica oculistica

Il mondo nulla sarà come prima della pandemia da Coronavirus, anche le modalità con cui esercitiamo la nostra professione dovranno essere riviste.

Tutte le nostre azioni che finora ci risultavano assolutamente normali nella pratica quotidiana dovranno essere ripensate e riprogrammate.

La protezione dei nostri pazienti fa da sempre parte del percorso di cura, ma altrettanto importante è adottare le strategie adeguate alla protezione del medico e di tutto lo staff di assistenza, queste ultime sono ora da aggiornare. La trasmissione del virus da uomo a uomo è ormai documentata.

L’OMS evidenzia che il contatto con i casi sintomatici (ma probabilmente anche con i portatori asintomatici) è il motore principale della trasmissione del nuovo Coronavirus tramite le goccioline del respiro delle persone infette o in casi rari tramite contaminazione oro-fecale, ma il pericolo deriva anche dai pazienti che presentano la congiuntivite, spesso uno dei primi sintomi del COVID-19.

Non abbiamo, ad oggi, la certezza su quanto sopravviva il virus sulle superfici. Il tempo di sopravvivenza dipende dal tipo di superficie, dall'umidità ambientale relativa e dalla temperatura. La luce solare, il calore, il pH elevato o basso e vari disinfettanti comuni (es. etanolo al 70% o ipoclorito di sodio) ne agevolano l’eliminazione.

Dispositivi di protezione

Per la protezione personale del medico che visita un paziente con conclamata o sospetta infezione da COVID-19 la ECDC (European Center for Disease Prevention and Control) raccomanda l’uso di protezione respiratoria tramite mascherina FFP 2 o FFP 3, protezione oculare (occhiali protettivi o schermo facciale), protezione corporea completa, guanti, cuffia e calzari monouso. Gli occhiali protettivi e lo schermo facciale devono essere lavati e sterilizzati secondo specifiche procedure.

La domanda che viene lecito porsi è: in futuro, una volta superata la fase critica della pandemia, come si lavorerà nei reparti di oculistica e nei nostri studi? Saranno necessarie delle nuove regole da applicare nel quotidiano nella pratica clinica oftalmologica? La recente pandemia ha rivelato l’utilità e la necessità di triage anche da remoto per l’accesso alle cure.

Questo atteggiamento di cautela serve per escludere la presenza di sintomatologia acuta compatibile con un’infezione presente già all’atto della prenotazione della visita o di altre prestazioni diagnostico-terapeutiche. Può essere utile invitare il paziente a rimandare la visita qualora questo presenti la sintomatologia specifica e se non ci sono caratteri di urgenza non differibile.

Altrimenti, se momento dell’accesso il paziente presenta dei sintomi significativi, sarà poi necessario far indossare gli idonei dispositivi di protezione individuale sia al paziente sia all’operatore.

Corretta gestione dei flussi

Risulterà necessario, inoltre, ridurre al minimo il numero di accompagnatori e favorire l’ingresso dei soli pazienti agli spazi diagnostico-terapeutici, ove possibile o non sconsigliabile (minori, adulti con disabilità, necessità di traduzione/mediazione culturale). Per una maggior sicurezza e per agevolare il flusso del lavoro è utile contenere il numero delle persone negli spazi dedicati all’attesa.

L’ingresso dei pazienti deve essere agevole, con percorsi sicuri e disinfezione accurata sia all’ingresso che all’uscita.

Si dovrebbe prestare attenzione anche alle caratteristiche di arredamento degli spazi comuni idonee alla disinfezione frequente e approfondita oltre che a un'adeguata areazione degli spazi.

È importante anche l’addestramento del personale di assistenza nella gestione dei percorsi e flussi dei pazienti negli spazi dedicati alla cura, con un appropriato e amplificato atteggiamento empatico.

Dobbiamo ricordare che questi passaggi aggiuntivi vengono vissuti da alcuni come “costrittivi”, pertanto ne va agevolata, con gentilezza, l'accettazione. L’abbigliamento del medico e del personale di assistenza deve essere esclusivo e riservato agli spazi di cura senza promiscuità con l’esterno. Tutti devono indossare dispositivi protettivi individuali monouso e ricorrere a frequente disinfezione personale.

Interazioni con il paziente

Le attuali norme di comportamento escludono la possibilità di stretto contatto con il paziente. Nella norma il saluto e la stretta di mano sono l’inizio del percorso di diagnosi e cura e sono il “lasciapassare” da parte del paziente al suo spazio personale.

Ci rendiamo conto che abolire un gesto di saluto così consolidato nella nostra cultura e tradizione sia difficoltoso, ma sarebbe utile in alternativa arricchire il momento del saluto con un gesto di accoglienza diverso (es. lieve inchino o unire le mani in saluto), indicando al paziente che il nostro benvenuto diverso dalla abituale stretta di mano è una forma di protezione e cura nei suoi confronti. La spiegazione di tale azione darà certamente un valore aggiunto al nostro gesto.

Nel caso in cui il paziente ci porgesse comunque la mano sarebbe possibile accoglierla e poi ripetere accuratamente la disinfezione delle mani con gel prima di indossare i guanti monouso che andranno utilizzati per tutta la durata della visita.

Un altro elemento fondamentale della comunicazione non verbale che viene a mancare indossando la mascherina è l’espressione facciale.

Il sorriso è un elemento cruciale nella comunicazione e nella relazione medico-paziente. Se normalmente è imperativo controllare gli elementi comunicativi quali espressioni e tono di voce, in queste nuove e mutate condizioni andranno ancora più curati, computando opportunamente le barriere fisiche che dobbiamo indossare.

Sarà necessario predisporre lo spazio dedicato al colloquio con il paziente, opportunamente attrezzato con dei materiali che consentano facile pulizia, durante il quale si deve anche spiegare al paziente la necessità di parlare a idonea distanza dal medico e dal personale di assistenza.

Sarà necessario predisporre degli schermi protettivi per noi e per il paziente, al fine di evitare la dispersione delle goccioline contenute nel respiro e l’aerosol.

Ulteriori accorgimenti

Le postazioni dedicate alla visita vanno accuratamente igienizzate alla fine della visita prestando particolare attenzione a mentoniere, poggiatesta, maniglie, braccioli e parti esposte a “droplet” e aerosol.

Il materiale di smaltimento dovrebbe essere gettato in apposito contenitore a tenuta e rimosso a fine giornata come rifiuto a rischio infettivo. Il momento del commiato è cruciale. Sarà necessario far percepire al paziente che viene per la prima volta alla visita quanto queste norme siano importanti e che sarà necessario mantenerle in futuro.

Questa è una giusta occasione per differenziare il ruolo del medico da altre professioni. È la nostra occasione per riacquisire quella “autorità” che nei tempi recenti è continuamente messa in discussione, avendo però cura di non confondere l’autorevolezza del nostro ruolo con un fare superbo ed autoritario.

Si dovrebbe preferire e potenziare la registrazione elettronica dei referti e delle analisi eseguite da consegnare al paziente in modalità digitale protetta o tramite lo scambio via web, cercando di superare le attuali difficoltà nella conservazione e trasmissione via web dei dati sensibili; questo permetterà di ridurre gli accessi alla struttura, ma necessiterà di riservare del tempo a questo tipo di rapporto.

Nei casi di comunicazione delle diagnosi di forte gravità e scelte terapeutiche ad elevato impatto sulla qualità di vita del paziente può rappresentare un considerevole problema comunicativo effettuarle con i mezzi digitali sia per la comprensione del problema, che per l’impatto emotivo e la compliance terapeutica. Dopo l’indispensabile primo contatto diretto con il paziente è possibile continuare ad interagire previa teleconsulenza (in tempo reale), in casi selezionati.

Questo metodo di valutazione a distanza andrebbe promosso, potenziato, opportunamente regolamentato e giustamente retribuito. L’alleanza medico-paziente andrebbe ulteriormente potenziata e profondamente curata nel rapporto a distanza.

L’attuale pandemia passerà ma lascerà il nostro mondo profondamente diverso, con necessità di maggiori distanze che accentueranno i problemi relazionali.

Tutti i nostri atti dovranno seguire dei percorsi diversi mantenendo ed esaltando la nostra capacità di interazione empatica con la persona che accogliamo in cura e la creazione del particolare rapporto di fiducia e complicità che contraddistingue da sempre il caposaldo dell’atto medico.