Luce artificiale notturna e privazione del sonno

1495
luce artificiale notturna

È stato di recente pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine, organo ufficiale della American Academy of Sleep Medicine, un nuovo studio che indaga sulla associazione fra l’esposizione alla luce esterna durante la notte e l’insonnia e che rappresenta la prima ricerca basata sulla popolazione in relazione alla prescrizione di farmaci ipnotici.

L’insonnia viene definita a seconda del suo modo di presentarsi, distinguendosi una insonnia iniziale con difficoltà a cominciare il sonno; un'insonnia intermittente caratterizzata da frequenti risvegli; ed una insonnia terminale caratterizzata dal risveglio precoce, con l'incapacità di riprendere il sonno.

Una varietà di fattori ambientali, quali eccessiva rumorosità, illuminazione e temperature estreme, sono notoriamente in grado di disturbare la qualità del sonno della maggior parte delle persone.

Dai dati riportati da Kyoung-bok Min, professore associato nel Department of Occupational and Environmental Medicine alla National University College of Medicine di Seoul (Corea del Sud) nel lavoro ”Outdoor Artificial Nighttime Light and Use of Hypnotic Medications in Older Adults: A Population-Based Cohort Study” emerge che un aumentato livello di esposizione nelle ore notturne alla luce artificiale esterna è legato ad un privazione di sonno.

La ricerca ha utilizzato i dati raccolti dal 2002 al 2013 dal National Health Insurance Service-National Sample Cohort (NHIS-NSC) basato su un vasto campione di popolazione della Corea del Sud, da cui sono stati esclusi i soggetti con disturbo del sonno già in precedenza diagnosticato.

Il campione esaminato è consistito in una coorte di 52.027 individui di età pari o superiore a 60 anni, di cui il 60% erano di sesso femminile. L’intensità dell’esposizione luminosa è stata rilevata dai dati satellitari forniti dal National Centers for Environmental Information ed il livello stimato di inquinamento luminoso in ciascun distretto amministrativo è stato configurato con le zone di residenza dei partecipanti, allo scopo di definire il livello della esposizione per i soggetti di studio.

Dalle schede individuali del servizio di assistenza sanitaria è risultato che due ipnotici, zolpidem e triazolam, sono stati prescritti al 22% dei partecipanti per i quali è stata rilevata, stratificata per quartili, una maggiore esposizione ad intensa illuminazione.

Dallo studio di Min risulta scientificamente evidente che l’inquinamento luminoso (light pollution), inteso come un uso eccessivo di luce artificiale durante le ore notturne all’interno oppure all’esterno, costituisce un nuovo fattore di rischio per il disturbo del sonno con conseguente necessità di prescrizione di farmaci ipnotici.

Inoltre, i ricercatori sottolineano che la light pollution induce una alterazione del ritmo circadiano che potenzialmente predispone ad una serie di malattie croniche, fra le quali diabete, depressione ed obesità.

L’autore della ricerca aggiunge che, nonostante le pubbliche autorità sembrino essere più sensibili alla nocività di altri inquinanti ambientali di quanto lo siano nei confronti dell’inquinamento luminoso, i risultati di questo studio rafforzano il concetto di un legame potenziale fra quest’ultimo e molteplici ricadute negative sulla salute.

Per valutare appieno gli effetti dannosi dell’inquinamento luminoso sono comunque necessari ulteriori studi e maggiori iniziative per poterne minimizzare gli effetti sulla salute pubblica.