Questa non è una autobiografia, né una celebrazione né tantomeno una autocelebrazione, non sussistendo superspecializzazioni e titoli personali evidenti. È vita reale come spunto per i tanti giovani e meno giovani che intraprendono e poi vivono la splendida, gratificante quanto difficile cura della persona.
Quando ci si avvia ad un percorso professionale, in primo luogo occorre avere chiaro il proprio obiettivo: questa chiarezza proviene da due fattori, la consapevolezza delle proprie attitudini e dei mezzi per poterle sviluppare e realizzare. Essere ben orientati quando ci si trova a davanti ai bivi non è scontato, perché dipende da un humus culturale e di esperienza dell’ambiente in cui si cresce, che non è sempre presente: è quindi un compito degli istituti di formazione individuare questi aspetti, selezionare già con corsi propedeutici le caratteristiche dell’aspirante al mestiere e utilizzare test attitudinali finalizzati.
Già a questo livello vanno individuati la genuinità delle motivazioni e la predisposizione alla ricerca pura piuttosto che alla ricerca traslazionale piuttosto che alla medicina pratica. Non è una gerarchia di attitudini, essendo tutti tasselli di uguale dignità perché indirizzati ad abbreviare l’attesa dei pazienti gravati da malattie se non orfane, sicuramente sempre perfettibili in direzione di una migliore qualità di vita. Per quanto riguarda i mezzi per procedere sulla propria e ben orientata carriera il discorso porterebbe troppo lontano: ci si può limitare a dire che questi mezzi non dovrebbero dipendere in modo così preponderante dall’avere frequentato o meno gli actors studios, ma piuttosto da un tutoraggio dell’allievo attento, costante e disponibile.
Dal punto di vista strettamente clinico è doveroso spendere qualche parola per la specialistica ambulatoriale territoriale pubblica. Questo comparto rappresenta quella prima linea di diagnosi dove si gioca gran parte del destino di salute di chiunque di noi. Ancora oggi si osserva a riguardo una situazione diagnostica e assistenziale disomogenea quanto ad efficacia, che colloca in una posizione subalterna e stagna il professionista. Questo comporta che anche nel caso si esprima progettualità, non è detto che questa possa allargarsi come in onde concentriche e raccolta da chi ha la collocazione e i mezzi necessari per svilupparla ulteriormente (1-9). La suddetta bibliografia è monotona e può sembrare narcisistica, ma è solo la dimostrazione che ogni comparto può diventare una fucina produttiva di idee a condizione che nella comunità scientifica si sviluppi un dialogo aperto e multidirezionale; questa bibliografia rappresenta quindi la sottolineatura di solo alcune delle idee di uno specialista ambulatoriale, come progetti suscettibili di ulteriori studi per potersi compiere e come innesco di cambiamento della propria posizione professionale.
Anche a livello libero-professionale praticare individualmente un avanzamento della dotazione tecnologica non è sostenibile economicamente senza un forte punto di partenza: in équipe questo diventa possibile, unitamente alla integrazione delle competenze; se però non vengono raggiunti i livelli necessari di imprenditorialità onde avere società individuali o collettive con bilanci solidi e risorse umane ben affiatate, resta che l’accesso universalistico alle cure debba essere assicurato dalla efficienza della “società per azioni” per antonomasia e cioè lo stato, in modo che anche l’ultimo degli oculisti pubblici possa esprimere sempre il massimo dello stato dell’arte, senza venire a patti con la propria coscienza. In ogni caso esercitare con onestà intellettuale non può prevedere il millantato credito in sala di diagnostica avanzata o in sala operatoria né un ruolo di comparsa o di intermediario, ma solo il saper fare in prima persona.
La telematica oggi consente un riverbero esponenziale della propria fisionomia professionale. Si comprende però che vada conosciuta e cavalcata con prudenza, tenuto conto dei rischi di furto d’identità sia per il medico che per il paziente. La mistificazione delle proprie competenze è sempre possibile, anche nel caso di nessuna intenzionalità dell’interessato, con il risultato di avere proposte di lavoro non in linea con le proprie aspirazioni, anche se remunerative, perché non sempre chiaramente interpretabili in base al curriculum vitae. Anche Steve Jobs considerava che le situazioni faccia a faccia siano indispensabili per non disorientarsi nel frastuono della connessione permanente: “È assurdo. La creatività è un prodotto degli incontri spontanei, delle conversazioni casuali” (12). Teleoftalmologia asincrona o sincrona, robotica e IA danno enormi vantaggi interpretativi e di riduzione delle consultazioni in presenza, ma viene il momento che esaminare fisicamente il paziente diventa indispensabile.
Questo vale anche per il medico: non essere nelle piattaforme del lavoro oggi significa non esistere; solo chi smette può rallegrarsi che la propria persona fisica non sia più azzerata dall’assenza, decisa per scelta, di quella virtuale.
Una volta prodotto il meglio che si poteva nel proprio lavoro, c’è un ulteriore passo virtuoso che l’oculista può realizzare: una donazione ai poveri del mondo, per i quali anche la strumentazione che i ricchi del mondo considerano, a torto, di scarso rilievo possa riacquistare la dignità e l’utilità che gli è propria. In questo senso si è dato corso ad una iniziativa di donazione della dotazione di studio professionale con la collega Paola Giustiniani della Onlus “Per un cielo stellato”: tenendo fede alla intenzione di dislocare e installare la strumentazione in modo efficiente in aree marginali della terra, si è provveduto ad assicurare di non considerare i luoghi dei diseredati come discariche di strumenti oculistici, ma di farsi carico che questi ultimi possano continuare a rappresentare un mezzo di promozione della salute. In più, non rottamare degli strumenti, acquisiti con sacrificio ed aventi quindi un valore incalcolabile, permette di essere coerente con l’anima green, che ogni oculista dovrebbe avere per non contribuire alla degradazione irreversibile dell’ambiente.
Quindi dopo “Un faco per l’Africa” (10) si va a completare con: Uno studio professionale per l’Africa. Badando bene di evitare il marketing della bontà sinteticamente rappresentato dal Prof. Yunus: “per ogni euro speso a favore della responsabilità sociale (adeguatamente pubblicizzato) un'azienda spende altri 99 € per sviluppare progetti esclusivamente orientati al profitto, che non fanno che aggravare i problemi sociali" (11). Con l’avvio della conclusione di una attività, questo rischio può essere automaticamente escluso.
Come accennato in apertura il presente articolo non è un romanzo, né un racconto; ma pur non avendo avuto la fortuna di un vero e proprio mentore, sono necessari ugualmente molti ringraziamenti: al prof. Abner Polzella per la sua umanità, al prof. Mario D’Esposito per la sua umiltà e disponibilità verso i giovani oculisti, al prof. Mario Zingirian per avermi dedicato un incoraggiamento che ho seguito per 30 anni. (13), al prof. Cosimo Colaci per avermi riconosciuto il coraggio chirurgico, ai prof.ri De Crecchio e Menna per il tirocinio pratico ospedaliero al Vecchio Pellegrini, ai colleghi Alessandra Balestrazzi e Paolo Michieletto per l’esperienza corale del Consiglio direttivo AIMO, al collega Pasquale Aurilia e ai fratelli Carelli per la signorilità e agli informatori scientifici del farmaco per aver perseverato nella mia frequentazione, al di là degli aspetti commerciali.
Alcune di queste persone non sono più, ma ognuna di esse ha rappresentato un mattone per costruire una figura di oculista sì artigiano, ma ugualmente in grado di realizzare quella corrente di fiducia reciproca con il paziente, che ogni medico ben conosce come il suo vero ripagamento.
bibliografia
- N. Simini, Il glaucoma acuto iatrogeno: cases reports fisiopatologici, Eye Doctor Maggio-Giugno n. 3 2023
- N. Simini, Il canale di Schlemm nella tonometria ad applanazione, Eye Doctor Settembre-Ottobre n. 5 2024
- N. Simini, Biomeccanica nello screening del glaucoma, Oftalmologia Domani anno X 2019
- N. Simini Diagnosi differenziale tra carcinoma spinocellulare e cheratosi seborroica: se tagliare, quanto tagliare e come suturare, PPT al 3° Congresso Nazionale Aimo 26.5.2012
- N. Simini, Un giorno in pronto soccorso oculistico, Progetto di un Pronto Soccorso Oculistico Territoriale (PSOT), PPT al 4° congresso Nazionale Aimo, Roma 25.10.2013
- N. Simini, Il percorso della luce, PPT al 5° congresso Nazionale Aimo, Roma 7 novembre 2014
- N. Simini, Cheratoestesiometria post-facoemulsificazione, PPT all’Ospedale Bottazzi Torre del Greco, 30 settembre 2015
- N. Simini, Fibrosi retinica nell’iperazione del muscolo obliquo inferiore, PPT al 10° Congresso Nazionale Aimo, Roma 3-4-ottobre 2019
- N. Simini, Il sollevamento della striscia nel test di Schirmer I, Bollettino di Oculistica anno 66 n. 3 1987
- N. Simini, Un Faco per l’Africa, Oftalmologia Domani n. 2 anno 2013
- Muhamad Yunus, Un mondo senza povertà, Universale economica Feltrinelli, 2010
- Walter Isaacson. Steve Jobs. Lezioni di leadership. Mondadori Editore, marzo 2014
- A. Grignolo, V. Tagliasco, M. Zingirian. L’esame del campo visivo. Stato attuale e prospettive. Società Oftalmologica Italiana, 1975
 
             
		





