Negli ultimi anni si è affermata la consapevolezza che una superficie oculare sana e stabile rappresenti una condizione indispensabile per ottenere il massimo risultato refrattivo e visivo dopo la chirurgia della cataratta. Le alterazioni del film lacrimale o una sofferenza epiteliale preesistente possono infatti interferire con le misurazioni biometriche e compromettere la qualità della visione postoperatoria. Ottimizzare la superficie oculare prima dell’intervento significa, in pratica, migliorare la precisione della chirurgia e la soddisfazione del paziente.
La chirurgia della cataratta come fattore di stress per la superficie oculare
Nonostante i progressi tecnologici, la chirurgia della cataratta continua a rappresentare uno stress per la superficie oculare. Le microincisioni, la luce del microscopio, l’uso intraoperatorio di sostanze viscoelastiche e, soprattutto, i farmaci topici nel periodo postoperatorio (antibiotici, antinfiammatori, corticosteroidi) possono determinare danni alle cellule caliciformi e riduzione della stabilità del film lacrimale. Fogagnolo e colleghi hanno dimostrato come, anche dopo un intervento perfettamente riuscito, la chirurgia induca un calo significativo del Tear Break-Up Time - tempo di rottura del film lacrimale- (TBUT), un aumento della colorazione corneale e un peggioramento dell’ Ocular Surface Disease Index (OSDI), con incidenza di sintomi di dry eye nel 25–50% dei casi nelle prime settimane postoperatorie (1).
Impatto delle tecniche refrattive sulla superficie oculare
Le procedure refrattive (PRK, LASIK e SMILE) condividono con la chirurgia della cataratta la capacità di alterare temporaneamente la superficie oculare e la sensibilità corneale. La differenza principale risiede nel grado di coinvolgimento del plesso nervoso sub-basale.
La LASIK prevede la creazione di un lembo corneale, con sezione di numerose fibre nervose, e presenta la maggiore incidenza di dry eye postoperatorio.
La PRK, pur rimuovendo l’epitelio, consente una rigenerazione più rapida delle terminazioni nervose.
La tecnica SMILE, grazie alla piccola incisione (2–4 mm) e alla conservazione di gran parte della struttura stromale e nervosa, risulta associata a un rischio significativamente inferiore di ipolacrimia e discomfort.
In tutte queste tecniche, la guarigione epiteliale e la riepitelizzazione rappresentano fasi chiave del recupero funzionale, come sottolineato dal report TFOS DEWS II, che individua il wound healing come criterio cardine per valutare la salute della superficie oculare (2).
Ruolo della rigenerazione nervosa e del Ginkgo Biloba
Un elemento spesso sottovalutato è il ruolo delle fibre nervose corneali nella fisiologia della superficie oculare. La loro integrità è essenziale per il riflesso lacrimale e per la secrezione di mucine e fattori trofici. Dopo chirurgia, il recupero della sensibilità corneale avviene attraverso processi di rigenerazione neuronale, che possono essere favoriti da sostanze neuroprotettive.
Il Ginkgo Biloba, noto per le sue proprietà antiossidanti e trofiche sul tessuto nervoso, ha dimostrato di stimolare la ricrescita delle terminazioni neuronali e di ridurre lo stress ossidativo a livello del sistema nervoso periferico e centrale.
In un modello sperimentale, Bruno et al. hanno osservato che il bilobalide, uno dei principali terpeni dell’estratto di Ginkgo Biloba, accelera la riorganizzazione della giunzione neuromuscolare dopo lesione traumatica del nervo sciatico, suggerendo un effetto neurotrofico diretto (3).
Successivamente, Ahlemeyer et al. hanno confermato tali risultati dimostrando che composti derivati dal bilobalide proteggono i neuroni dall’apoptosi e dallo stress ossidativo, favorendo la sopravvivenza cellulare (4).
In campo oftalmico, queste proprietà sono state tradotte clinicamente nello sviluppo di formulazioni a base di acido ialuronico (HA) e Ginkgo Biloba, che associano azione lubrificante, antiossidante e neuroprotettiva (5).
Acido ialuronico: la base del trattamento postoperatorio
Il TFOS DEWS III ha confermato che la terapia dell’occhio secco deve intervenire su tutti gli anelli del circolo vizioso della malattia: instabilità del film lacrimale, infiammazione, danno epiteliale e ridotta sensibilità corneale (2).
L’acido ialuronico (HA) rappresenta l’agente lubrificante di riferimento, grazie alla sua capacità di legare l’acqua e di aderire alla mucina superficiale. Tuttavia, non tutti gli HA sono equivalenti. Infatti il peso molecolare è un parametro determinante della viscosità e del tempo di permanenza. Inoltre l’HA ad alto peso molecolare (HMW-HA) trattiene più acqua, possiede una maggiore mucoadesività e garantisce un’idratazione più prolungata, favorendo la guarigione e la riepitelizzazione postchirurgica, contribuendo al ripristino della superficie oculare in presenza di alterazioni post-chirurgiche o post-traumatiche (5)
La purezza è un altro aspetto cruciale: l’HA di grado farmaceutico assicura assenza di impurezze e migliore tollerabilità oculare.
Evidenze cliniche a supporto
L’efficacia clinica dell’associazione HA + Ginkgo Biloba è stata confermata in diversi studi.
Centoducati e colleghi hanno condotto uno studio prospettico randomizzato su pazienti sottoposti a chirurgia della cataratta, dimostrando che l’uso di Trium®free determina una più rapida rigenerazione delle fibre nervose del plesso sub-basale, una riduzione della componente infiammatoria e un recupero morfologico sovrapponibile al baseline già entro sei mesi (6).
Fogagnolo et al., in uno studio clinico controllato su 40 pazienti, hanno evidenziato che l’aggiunta di un collirio contenente acido ialuronico 0,15% e Ginkgo Biloba 0,05% al regime postoperatorio standard riduce significativamente i segni e i sintomi di occhio secco, migliora il TBUT e l’indice OSDI e aumenta la tollerabilità del trattamento rispetto al gruppo di controllo (1).
Bibliografia
- Fogagnolo P, et al. Clinical efficacy of an eyedrop containing hyaluronic acid and Ginkgo biloba in the management of dry eye disease induced by cataract surgery. J Ocul Pharmacol Ther. 2022.
- TFOS DEWS II e III Reports. Tear Film & Ocular Surface Society, 2017–2020.
- Bruno C, et al. Regeneration of motor nerves in bilobalide-treated rats. Planta Med. 1993;59:303–309.
- Ahlemeyer B, et al. Neuroprotective effects of NV-31, a bilobalide-derived compound: evidence for an antioxidative mechanism. Brain Res. 2001;890:338–342.
- Trium® Foglietto Illustrativo, SOOFT Italia S.p.A., 2019.
- Centoducati T, et al. Valutazione di un collirio senza conservanti a base di sodio ialuronato 0,15% e Ginkgo Biloba estratto 0,05% sul ripristino del plesso nervoso sub-basale corneale dopo intervento di cataratta. Superficie Oculare – Evidence Based on Anterior Segment. 2018;12(1):4–5.






