Occhiali speciali per ipovedenti

L'ipovisione, condizione di riduzione irreversibile della funzione visiva centrale e/o periferica causata da patologie che colpiscono la cornea, la retina o il nervo ottico, condiziona la vita di relazione, l’attività lavorativa, la mobilità, l’orientamento spaziale.

Colpisce milioni di adulti sopra i 40 anni e non può essere corretta da occhiali ordinari. Sono in fase di studio e iniziano ad affacciarsi sul mercato diverse innovazioni tecnologiche in grado di aiutare gli ipovedenti a vivere una vita più indipendente.

OrCam MyEye Pro

Sviluppato da OrCam Technologies, azienda con sede in Israele, è un ausilio di nuova generazione nato per migliorare l’autonomia di ipovedenti e non vedenti, consente di convertire in tempo reale le informazioni visive in informazioni verbali.

Per decifrare il mondo che li circonda, le persone cieche impiegano i quattro sensi rimanenti, con il cervello che usa segnali uditivi per creare immagini mentali: questa è la premessa alla base di OrCam MyEye Pro. Trattasi di una piccola videocamera wireless, compatta e leggera, che pesa circa 28 grammi, basata su intelligenza artificiale che si aggancia sull’asticella di qualsiasi modello di occhiale mediante una clip magnetica, consentendo ai non vedenti di leggere testi, di riconoscere volti, colori, il taglio delle banconote, codici a barre, di distinguere i prodotti.

Racchiude gli sviluppi più avanzati in fatto di tecnologia assistita per la visione artificiale e di “gesture technology “, una tecnologia che si attiva ed esegue operazioni interpretando i semplici gesti delle mani. È semplice da usare, risponde a semplici gesti della mano: quando Orcam è in posizione, basta indicare con il proprio indice cosa si vuole leggere o riconoscere e il dispositivo attraverso l’auricolare dà le informazioni richieste attraverso la sintesi vocale installata.

Ha due estremità: quella da posizionare frontalmente ha una fotocamera, l’altra ha un altoparlante a connettività bluetooth collegato ad un auricolare che punta verso l’orecchio dell’utente, consentendo così al paziente di ascoltare ciò che i suoi occhi non vedono.

In mezzo c’è il corpo del dispositivo, dotato di una superficie touch che permette di comandare il dispositivo con un dito: basterà toccare la barra di sfioramento e la fotocamera acquisterà un’immagine di ciò che si ha di fronte comunicando le informazioni in audio attraverso il piccolo altoparlante che si trova sopra l’orecchio.

Nelle versioni inglese e americana del dispositivo sono anche disponibili i comandi vocali oltre a quelli touch: per leggere un articolo di un giornale basterà dare il comando “leggi l’articolo” e il dispositivo eseguirà automaticamente quanto indicato.

Il device non è connesso ad internet: l’intelligenza di MyEye non deriva dalla connessione ad un cloud remoto, ma è già nell’hardware incluso nel dispositivo: questo per evitare che in caso di mancata connessione il non vedente non possa usare MyEye.

Sfruttando gli algoritmi di intelligenza artificiale, MyEye è in grado di individuare un testo e leggerlo per l’utente, il quale pochi secondi dopo l’inquadratura potrà ascoltare il tutto dall’altoparlante posteriore. Può anche riconoscere i volti delle persone: basta inquadrare la persona e salvare il suo volto nel database interno del dispositivo.

La volta successiva che quella persona entrerà nel campo visivo di MyEye il dispositivo pronuncerà il suo nome nell’orecchio del non vedente. Legge tutti i testi (giornali, libri, bugiardini dei medicinali, etichette, menù, schermi di computer, telefoni cellulari), data e ora, indicazioni stradali e il modello OrCam My Eye 1.5 aggiunge anche le funzioni di riconoscimento automatico di volti di persone, oggetti precedentemente memorizzati, banconote e carte di credito.

Ha una velocità di riproduzione regolabile da 100 a 240 parole/minuto e una capacità della memoria interna di 100 volti e 150 prodotti. Ha inoltre autonomia per 24 ore e un tempo di carica di 4 ore (8 ore per la prima carica). Le persone con problemi di udito potrebbero non beneficiare del dispositivo; l’utente deve inoltre avere il pieno controllo sui movimenti della testa e delle mani. Il dispositivo oggi è già utilizzato in oltre 36 Paesi e supporta più di 20 lingue.

Occhiali intelligenti di Stephen Hicks

Stephen Hicks, inventore e neurologo dell’università di Oxford, ha messo a punto assieme al suo team di ricerca un prototipo di occhiali intelligenti per disabili visivi che potrebbe essere in grado di aiutare le persone ad utilizzare la vista residua per vedere ed evitare gli ostacoli e godere, quindi, di una maggiore indipendenza.

Consentono di vedere le immagini innanzi a sé in modo ravvicinato permettendo di evitare eventuali ostacoli; le immagini vengono captate e visualizzate in tempo reale su speciali display che permettono anche di zoomare.

Questo prototipo si avvale di videocamere incorporate nella montatura dell’occhiale e di un software per rilevare gli oggetti più vicini che vengono visualizzati su lenti trasparenti dotate di led e presentati in forma semplificata e intuitiva.

Il prototipo segnala acusticamente gli ostacoli che visivamente risultano tanto più luminosi quanto sono prossimi e che si presentano come sagome chiare su sfondo scuro. Si sta mettendo a punto una funzione che tradurrà in audio le scritte. Gli occhiali intelligenti potrebbero essere disponibili tra qualche anno e permetterebbero agli ipovedenti di spostarsi in ambienti non familiari aiutandoli ad orientarsi.

Extended Visual Assistant (EVA)

Il progetto EVA, finanziato dall’UE, ha sviluppato occhiali a comando vocale per le persone affette da disabilità visiva. EVA si basa sulla visione automatica che riconosce oggetti, testi e descrive verbalmente ciò che vede. Sono un prototipo di occhiali leggeri dotati di diverse funzionalità quali telecamera, microfono, altoparlante e pulsanti di comando.

Gli occhiali EVA raccolgono e pre-elaborano i dati audiovisivi prima di inviarli allo smartphone di chi li indossa per ulteriori elaborazioni che si traducono per l’utente in indicazioni udibili. Un’interfaccia intuitiva aiuta chi li indossa a controllare gli occhiali non solo attraverso i pulsanti sul telaio ma anche attraverso i gesti, i movimenti della testa ed i comandi vocali.

Gli occhiali possono leggere materiale stampato, riconoscere oggetti, gestire telefonate e messaggi brevi e aiutare a scrivere le risposte. In futuro saranno in grado di avvisare della vicinanza di veicoli e auto elettriche che sono più silenziose.

La tecnologia EVA può anche integrarsi con le infrastrutture stradali, come i semafori, per fornire informazioni sul traffico o sui mezzi pubblici: se si è in prossimità di una fermata del bus, comunicherà tutti i dati (qual è il prossimo autobus in arrivo e quali sono i tempi di percorrenza).

Liberty Delta

Tre studenti dell’Università di Almeria (Spagna) hanno ideato un prototipo di occhiali intelligenti in grado di rilevare ostacoli nell’ambiente urbano tramite speciali sensori, per permettere agli ipovedenti e ai ciechi di muoversi in sicurezza per le strade ed in ambito domestico.

Sono occhiali dotati di sensori ad ultrasuoni che individuano gli ostacoli e trasmettono le informazioni in fasce posizionate sui piedi; una applicazione trasforma queste informazioni in un codice di vibrazioni: quando il non vedente si avvicina ad un ostacolo il ritmo degli impulsi aumenta e l’impulso diventa continuo quando l’ostacolo è vicinissimo. Il prototipo attualmente funziona con cavi che in futuro saranno sostituiti dal bluetooth.

Eyeglasses with facial recognition for visual impairment

Progettati da un team del Brasile questi occhiali intelligenti sono stati pensati per aiutare le persone ipovedenti a muoversi con facilità e sicurezza. Utilizzano una fotocamera ad alta risoluzione per riconoscere oggetti e volti ed un sensore ad ultrasuoni per rilevare gli ostacoli.

Quest’ultimo ha lo scopo di monitorare la distanza dell’oggetto più vicino, attivando un segnale di avvertimento se la persona sta per scontrarsi inavvertitamente con esso. Il dispositivo è costantemente collegato alla rete internet e anche con gli operatori sanitari per trasformarsi all’occorrenza in dispositivo di emergenza per la localizzazione.

 

Conclusioni

Diverse affascinanti innovazioni tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale sono in grado di aiutare le persone con problemi di ipovisione a percepire meglio i loro ambienti, a spostarsi, a ritornare a leggere e riconoscere i volti delle persone registrate nella memoria dei dispositivi.

L’obiettivo di una delle sfide del XXI secolo, l’assistenza alle persone ipovedenti e non vedenti in modo che possano beneficiare di una maggiore indipendenza e di una migliore qualità di vita, sta diventando realtà.