Teleconsultazione: il futuro dell’assistenza sanitaria passa anche da qui

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“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento", diceva Charles Darwin.

Mai come in questo momento è opportuno riflettere sulle modalità che hanno contraddistinto sino ad ora la gestione dei pazienti con patologie degenerative e vascolari dell’apparato visivo con particolare riferimento alle retinopatie/maculopatie.

La gestione ospedale-centrica dei pazienti, che fino a pochi mesi fa sembrava essere la migliore, ha dimostrato tutta la sua fragilità e precarietà. A nulla sono valsi i periodici appelli da parte di esponenti illuminati della oftalmologia italiana, che di tanto in tanto si ponevano la domanda se fosse appropriato gestire con questa modalità i pazienti o se invece non potesse essere più sensato un maggior coinvolgimento del territorio. Fino a febbraio 2020 eravamo convinti che gli ospedali dovessero prendersi carico di tutto il fardello.

Per quale motivo? Fondamentalmente perché si era sempre fatto così, per indolenza, perché il cambiamento in tempi di pace spaventa, per rendite di potere e desiderio di accentramento.

A partire da marzo 2020 però il sistema che pensavamo fosse il migliore ha iniziato a dimostrare tutta la sua fragilità. Gli ospedali si erano trasformati in tanti piccoli lazzaretti dai quali tantissime persone affette da patologie croniche e degenerative, come la maggior parte delle patologie oculari, venivano improvvisamente escluse per cause di forza maggiore. Pensiamo a quanti pazienti volenti o nolenti hanno dovuto interrompere i trattamenti iniettivi per le maculopatie essudative.

Improvvisamente gli ospedali non erano più luoghi sicuri, improvvisamente i pazienti e il loro accompagnatori si sono resi conto che sarebbe stato troppo rischioso tornare nei gironi danteschi delle sale d’attesa affollate di persone, che come un fiume in piena attendavano di entrare nei blocchi operatori per essere sottoposte alle iniezioni intravitreali oppure attendavo il loro turno per la visita di controllo in ambulatori in cui spesso mentre un paziente misurava la vista, un altro faceva l’OCT.

Adesso iniziamo a vedere chiaramente la luce in fondo al tunnel, ma attenzione, però, perché dal tunnel non siamo ancora usciti, si naviga a vista. Niente sarà più come prima. Come dicevo, cambiare è la cosa in assoluto più difficile e ora che le vaccinazioni stanno procedendo celermente, c’è tanta voglia di tornare alla routine quotidiana, ma commetteremmo un errore imperdonabile se non prendessimo in seria considerazione una brusca inversione di tendenza rispetto all’era pre-Covid.

Facciamo l’esempio della gestione delle maculopatie. La diagnosi e la conseguente decisione del trattamento e ritrattamento costituiscono un momento cruciale. Per tale motivo ritengo che non possiamo più continuare a ignorare gli oculisti del territorio nelle fasi decisionali, che non vuole dire lasciamo che siano loro a decidere, ma troviamo delle modalità virtuose e virtuali per lavorare insieme.

In questi 12 mesi abbiamo imparato che è possibile instaurare un rapporto umano anche se non siamo in presenza. Ma questo non basta, abbiamo bisogno di software che forniscano l'accesso remoto indipendente da un pc ad un altro dove sia per esempio collegato una macchina OCT.

Allora il possibile scenario potrebbe essere il seguente: il paziente che necessita di essere monitorato per la sua maculopatia o che ha un sospetto di maculopatia non viene più inviato in ospedale, ma è sottoposto all’esame OCT direttamente dall’oculista ambulatoriale sotto la supervisione dell’oculista retinologo che è connesso in remoto, e può in qualsiasi momento dialogare con il collega così come con il paziente grazie al collegamento audio/video e caso può prendere i comandi della macchina OCT ed eseguire lui stesso l’esame.

Difficile? Assolutamente no! Abbiamo testato questo sistema in una sperimentazione durata due mesi che aveva l’obiettivo di validare la metodologia, e i risultati sono stati inaspettatamente eccellenti.

È stato posizionato un OCT in una farmacia comunale di Genova e abbiamo collegato il suo pc, dotato degli applicativi per l’accesso remoto al suo desktop (easydesk o teamviewer) e per le video/chiamate, alla rete, in modo tale che un oculista retinologo da remoto potesse collegarsi. Abbiamo chiesto ai clienti della farmacia di sottoporsi all’esame OCT.

I clienti si sedevano davanti alla macchina e innanzitutto potevano dialogare grazie alla video/chiamata con l’oculista collegato in remoto. Questo consentiva di instaurare un rapporto medico/paziente ai fini anamnestici e il paziente poteva descrivere eventuali disturbi visivi e tutti i dati venivano registrati nella piattaforma imaculaweb.

Dopo la fase conoscitiva, l’oculista, sempre collegato da remoto, prendeva i comandi dello strumento, invitava il paziente ad appoggiare il mento e la fronte ed eseguiva da remoto l’esame, dal quale si ottenevano oltre alle scansioni anche una fotografia a colori del fondo oculare.

Alla fine dell’esame, l’oculista da remoto lo esaminava insieme al paziente, spiegando le eventuali problematiche riscontrate e stilava il referto che veniva consegnato al paziente firmato utilizzando la firma elettronica. La sperimentazione è durata 2 mesi.

Sono state condotte 8 sessioni della durata di 90 minuti durante le quali sono stati eseguiti in media 10-12 esami per un totale di circa 100 esami. Tutti i pazienti sono stati esaminati, refertati e debitamente informati sullo stato di salute della parte centrale della retina e del nervo ottico.