Nuove frontiere terapeutiche e fattori di rischio: l’oftalmologia moderna a confronto

1384

Al congresso della Fondazione G.B. Bietti si è dibattuto sui più innovativi e promettenti approcci diagnostici e terapeutici alle patologie oculari con maggiore impatto sociale. Senza dimenticare i risultati più attuali della ricerca traslazionale

Si è svolto a Roma dal 2 al 4 ottobre, presso il Tempio di Adriano, il IX Congresso internazionale dell’IRCCS Fondazione G.B. Bietti per lo studio e la ricerca in oftalmologia. Il meeting, a cui hanno preso parte i maggiori esperti mondiali in materia, ha rappresentato una rilevante occasione di confronto sul ruolo del diabete e dell’invecchiamento nell’insorgenza delle disfunzioni visive, sullo sviluppo di nuovi metodi di prevenzione e diagnosi, e sulle future tecniche diagnostiche e chirurgiche in ambito oculistico. Obiettivo preminente dell’evento è stato quello di presentare le metodiche innovative e tecnologicamente più avanzate per la diagnosi e la cura delle patologie oculari di maggiore impatto sociale.

Conquiste recenti della ricerca traslazionale e non solo: i temi del congresso

Durante la tre giorni congressuale, titolata “New diagnostic and therapeutic frontiers in ophthalmology”, si è discusso approfonditamente di terapie e approcci chirurgici innovativi, e delle ricerche più recenti che hanno contribuito ad ampliare le conoscenze cliniche nella branca oculistica, migliorando, pertanto, gli approcci terapeutici verso quell’ampia gamma di patologie che affliggono la vista sempre più diffuse tra la popolazione.
Gli argomenti del congresso sono stati suddivisi in quattro sessioni principali, nel corso delle quali ci si è concentrati su specifici aspetti: il ruolo rivestito dalla malattia diabetica (prima causa di cecità legale in Italia) e dall’invecchiamento sulla salute oculare, lo sviluppo clinico di nuovi metodi di prevenzione e diagnosi precoce e la valutazione delle tecniche diagnostiche e chirurgiche, sia più recenti che future, in tema di malattie oculari. Il programma principale dei dibattiti ha previsto l’alternanza di sessioni plenarie e simposi scientifici, durante i quali sono stati presentati gli aggiornamenti sulle più recenti metodologie cliniche, farmacologiche e chirurgiche, per la diagnosi e cura delle patologie oculari invalidanti di ogni singolo segmento oculare.
Hanno riscosso particolare apprezzamento le tre tavole rotonde dedicate all’approfondimento di temi specifici della ricerca in oftalmologia. Nel corso di due di queste sono state presentate le risultanze più attuali sulla diagnosi e cura della sindrome dell’occhio secco, una delle principali cause di disabilità e disfunzione visive dell’età avanzata, considerati i processi infiammatori della superficie oculare dovuti alla scarsa lubrificazione addebitabili proprio alla dry eye syndrome. La terza, invece, è stata incentrata sul ruolo delle assicurazioni nelle sperimentazioni cliniche e nel sistema sanitario, aspetti questi non più trascurabili.

nuove_frontiere_2

Il punto di vista del professor Mario Stirpe

“L’ultima parte del XX secolo - ha dichiarato il professor Mario Stirpe, presidente della Fondazione G.B. Bietti e del Congresso internazionale - ha registrato in oftalmologia un impegno importante volto al miglioramento ed alla creazione di nuove tecniche chirurgiche. Queste hanno permesso, da un lato, di poter conservare una funzione visiva utile a molti occhi destinati precedentemente alla cecità, così come è avvenuto per la chirurgia della retina e, dall’altro, di poter ottimizzare la riabilitazione visiva post-operatoria così come è avvenuto per la chirurgia della cataratta. La ricerca farmacologica e quella tecnologica – ha sottolineato Stirpe – hanno offerto in questi ultimi anni nuove prospettive di cura rivolte a malattie fino ad oggi ritenute incurabili”.

Nuove tecnologie nella diagnosi e nella cura delle disfunzioni visive

Tema particolarmente sentito è stato quello dell’impatto sociale delle nuove tecnologie nella diagnosi e cura delle patologie oculari.
Ebbene, anche in quest’occasione è emerso chiaramente quanto le nuove biotecnologie sviluppate nel corso dell’ultimo decennio in oftalmologia stiano avendo un’influenza considerevole sulla vita di milioni di persone affette da disturbi visivi. Le nuove terapie, infatti, hanno modificato le prognosi di numerose malattie, sia frequenti, come la degenerazione maculare legata all’età ed il glaucoma, che rare, quali le distrofie retiniche ereditarie.
A tal proposito va ricordato che l’impiego clinico di nuovi biomarcatori basati sulla tecnologia ad ottica adattiva per la diagnosi ultra-precoce delle patologie retiniche rappresenterà nei prossimi anni uno dei mezzi più efficaci per prevenire la perdita della vista causata da patologie quali la tanto temuta retinopatia diabetica.
L’uso delle nuove terapie basate sulle cellule staminali e sulla terapia genica, poi, sta riscontrando i primi successi terapeutici per il trattamento del deficit di cellule staminali limbari e delle distrofie retiniche.

Network pubblico-privati per garantire eccellenza nella ricerca

Considerando, poi, le ristrettezze di bilancio di questi anni, frutto di spending reviews non sempre mirate, che interessano anche la sanità, un aspetto prioritario su cui concentrare gli sforzi nel futuro sarà rappresentato dall’individuazione di forme di partenariato tra enti pubblici e privati nell’ambito della ricerca orientate allo sviluppo di nuove terapie per la cura delle malattie oculari.
In tal senso sono stati presentati durante il congresso alcuni tra i modelli più virtuosi di network pubblico-privati che hanno dato vita negli ultimi anni a terapie efficaci per la cura delle patologie corneali e della degenerazione maculare legata all’età, oggi utilizzate in tutto il mondo.

Vincenzo Marra