Sordità e deficit visivi: ecco perché sono interdipendenti

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Le persone affette da sordità presentano una visione della realtà circostante notevolmente modificata rispetto a quelle normodotate, dovendo sopperire alla mancanza dell’udito attraverso un utilizzo più accentuato della vista. L’occhio diventa dunque uno strumento fondamentale attraverso cui adattare le strategie comunicative, cogliere e decifrare in maniera repentina le espressioni facciali, il labiale e la gestualità degli interlocutori (soprattutto nel caso della lingua dei segni).
A proposito di correlazioni esistenti tra sordità e deficit visivi, uno studio molto ampio e dettagliato datato 2009 (Gogate et al.) effettuato su individui con deficienze uditive, ha evidenziato un’alta incidenza di difetti visivi: in particolare circa un quarto dei soggetti sottoposti ad indagine mostrava errori di refrazione e anomalie visive spesso trascurate e non monitorate/trattate a dovere.
Lo studio in questione, invece, si è posto l’obiettivo di riesaminare la letteratura disponibile in materia riguardante proprio le strette interdipendenze tra difetti visivi e sordità nei bambini e nei giovani adulti - range d’età 1-21 anni - per individuare le specificità più evidenti.
Le anomalie di refrazione dell’occhio (ametropie) maggiormente riscontrate nei vari studi sono riconducibili a tre gruppi fondamentali:
ipermetropia: è l’anomalia più comune nei giovani affetti da sordità con percentuali che variano tra l’8% (refrazione non ciclopegica) e il 31,5% (refrazione ciclopegica) rispetto ad un range di presenza dello stesso disturbo nelle persone senza difetti uditivi che va rispettivamente dal 4 al 12,8% per la rifrazione ciclopegica ed è del 7,7% per la non ciclopegica;
miopia: è il secondo difetto visivo riscontrato più comunemente nei soggetti presi in esame, mostrando un’alta incidenza con tassi percentuali che variano tra il 6 e il 20,9%;
astigmatismo, molti studi hanno evidenziato come questo difetto visivo aumenti con percentuali considerevoli nelle persone affette da sordità rispetto ai soggetti con udito normale (7,3% vs 1,4%, Pollard e Neumaier 1974).
Percentuali crescenti sono state riscontrate inoltre per altri difetti di refrazione come ambliopia (occhio pigro) e anisometropia.
Gli studi sulle anomalie della visione binoculare come eterotropia (strabismo) ed eteroforia (strabismo latente) sono alquanto contrastanti e sicuramente da approfondire, trattandosi di difetti che hanno a che fare con la visione da vicino, dunque particolarmente rilevanti per le persone affette da patologie uditive.
Negli ultimi 70 anni le numerose indagini sul tema hanno riscontrato una considerevole interconnessione tra la sordità e le abnormità oculari. In particolare, prendendo come termine di confronto gruppi non affetti da patologie uditive, vi sono spesso livelli più alti di incidenza di abnormità oculari nelle persone che invece sono affette da sordità.
Ma la ricerca si è concentrata principalmente sul legame esistente tra la vista da lontano e le disfunzioni dell’apparato uditivo. Sono disponibili, invece, pochi studi per quanto riguarda la visione da vicino, particolarmente rilevante nelle persone sorde in quanto rappresenta la strada principale per migliorare la socializzazione. Infatti, nelle persone colpite da patologie uditive risulta essenziale una buona visione da vicino per favorire la comprensione e acquisire le conoscenze attraverso linguaggio dei segni, gesti facciali e lettura delle labbra.
È dunque auspicabile che in futuro venga approfondita anche questa metà del tema per far luce sull’interconnessione esistente tra visione da vicino e sordità.

Fonte
Acta Ophthalmologica
Visual performance and ocular abnormalities in deaf children and young adults: a literature review
Richard Hollingsworth, Amanda K. Ludlow, Arnold Wilkins, Richard Calver and Peter M. Allen

Vincenzo Marra